Dopo avervi raccontato le storie di Fabrizio e Kateryna, studenti della Networking Academy, questa volta la nostra attenzione si focalizza su Andrea Cristaldi, che sta dall’altra parte della cattedra, quella dei docenti.
Originario di una delle regioni più belle d’Italia, la Sicilia, Andrea a soli 40 anni è già uno dei migliori istruttori delle nostre Academy.
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Insieme a lui scopriamo ora come è iniziato il tutto, tra momenti facili e momenti più complicati, fino al raggiungimento del suo importante traguardo.
D: «Quale percorso ha seguito per diventare istruttore di Networking Academy?»
R: «Tanti anni fa decidemmo di prendere contatti con Cisco per aprire un’Academy. Operavamo già nel settore ITC, sia per quanto riguarda la formazione che per lo sviluppo di applicazioni client-server. Il programma Networking Academy era da poco arrivato in Italia e non era ancora molto conosciuto. In un attimo mi ritrovai a seguire i corsi per istruttori. Era il 2001, pochi mesi dopo ho tenuto il primo corso CCNA da istruttore. Sono passati 20 anni, da allora siamo un Academy Support Center e un Instructor training Center, forniamo supporto alle Academy sul territorio e formiamo i loro istruttori».
D: «Ci racconti la sua esperienza da studente a docente».
R: «In realtà non c’è stata una transizione netta, si è sempre contemporaneamente studenti e docenti, sono due cose a mio avviso imprescindibili. Ho iniziato come programmatore professionista appena maggiorenne. Mi sono dedicato a sistemi, gestione di datacenter, database, analisi dati, reti e ovviamente cybersecurity. Non puoi occuparti di questo senza un continuo studio e un continuo aggiornamento. Con la velocità con cui le tecnologie si evolvono, vai a dormire la sera soddisfatto per aver studiato e appreso nozioni e il giorno dopo appena ti svegli scopri che è cambiato qualcosa e devi aggiornarti. Bisogna avere molta passione. L’esperienza aiuta sempre, ma se non stai al passo il mondo ti sorpassa, nessuno sta lì ad aspettarti. Oggi sono disponibili tanti corsi in autoformazione, che trovo utili solo in alcuni contesti, come ad esempio la formazione di base o i corsi di aggiornamento. Credo che il valore aggiunto fornito da un buon docente sia enorme e in alcuni casi sottovalutato. Con le giuste parole, i giusti esempi, un bravo docente può farti comprendere in un attimo quello che, nella migliore delle ipotesi, faresti tuo in mesi di studio. In questo, essere un operativo, un tecnico, mi ha sempre aiutato. Racconti quello che fai tutti i giorni e non qualcosa che non hai mai visto, toccato o utilizzato in ambienti di produzione».
D: «Quali sono stati i momenti più difficili?»
R: «Sarebbe più semplice elencare quelli facili! Da buon siciliano, siamo forse un po’ più abituati a vivere momenti di crisi, ma questo non ci ha mai portato a sentimenti di rassegnazione o assuefazione. E quando i momenti non sono difficili per definizione oggettiva, come crisi economiche, pandemie o altro, puoi sempre trovare il tempo per rendere difficile tutto, in senso positivo. Basta accettare continuamente nuove sfide, porre il limite sempre più in là, sicuramente troverai qualcosa di difficile da attraversare, ma spesso ne vale la pena, sono investimenti per il futuro».
D: «Quali i momenti più belli?»
R: «Le tante soddisfazioni ottenute in questi anni, i riconoscimenti di amici e stimati colleghi».
D: «Che rapporto ha instaurato con i suoi allievi e colleghi?»
R: «Abbiamo formato veramente tanti studenti, ci sono stati anni in cui superavo il centinaio, non è facile ricordarsi di tutti e mi dispiace, ma certo molti lasciano il segno e di contro lo lasci tu a loro. Ultimamente, dedicandomi a corsi specialistici in ambito cyber, i numeri di studenti che gestisco annualmente si è ridotto, questo consente di avere un rapporto più stretto e diretto. Credo che la serietà nell’essere docente non debba sfociare in un distacco marcato dei ruoli, a mio avviso la serietà sta più nei contenuti. Durante le lezioni preferisco tenere un clima sempre amichevole, scherzo volentieri, uso a volte qualche battuta: è utile a mantenere alta l’attenzione, ma anche a creare un clima rilassato e di amicizia che consente poi agli studenti di superare qualsiasi imbarazzo anche nel porre domande non proprio consapevoli. Sento spesso ex studenti, per telefono o messaggi ed è sempre un piacere. Forse a loro non l’ho detto, ma devo ringraziarli sia perché avverto fermamente che non siano atteggiamenti di circostanza ma di piacere, sia perché mi danno sempre una spinta in più, un motivo in più per continuare. Non è facile per un docente entrare in aula, o mettersi le cuffie, e affrontare spesso il ripetersi delle stesse tematiche con lo stesso entusiasmo delle prime volte. Poi vedi l’impegno e l’entusiasmo che questi ragazzi mettono nello studio, nel provare e riprovare i vari laboratori, e anche questo ti aiuta tantissimo».
D: «Chi le ha lasciato un segno maggiore?»
R: «Sarebbe ingiusto fare nomi, sicuramente dimenticherei qualcuno. Di certo non posso dimenticare chi, con grandi sforzi, in un misto tra studio e traslochi, è riuscito finalmente a ottenere il posto di lavoro che desiderava, anche se non nella sua terra. Ma anche chi, con altrettanti sforzi, ha deciso di rimanervi a lavorare. Essere un piccolo tassello in questi successi è sincero motivo di soddisfazione».
D: «Cosa si aspetta per il futuro per lei e per i suoi studenti?»
R: «La società sta cambiando rapidamente, siamo nelle condizioni di dover formare studenti che con una buona probabilità svolgeranno lavori ancora non esistenti. Bisogna essere rapidi ed efficaci e difficilmente sono due concetti conciliabili. Avere alle spalle un leader mondiale come Cisco e un programma di formazione strutturato sempre in evoluzione come le Networking Academy è una garanzia. Gli investimenti fatti in questi ultimi anni hanno portato a un ampliamento e aggiornamento dell’offerta formativa anche in tutti questi settori emergenti come IoT e DevNet. Gli studenti hanno l’imbarazzo della scelta, sta a noi docenti supportarli in questi percorsi e spesso anche oltre, consentendo loro un ingresso nel mondo del lavoro con la giusta preparazione».
D: «Fra 10 anni, come si immagina?»
R: «Spero con una passione almeno pari a quella che ho oggi».
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L’articolo è stato scritto in collaborazione con Elisa Vavassori.