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Una storia di (stra)ordinaria normalità…

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Marta è una giovane ingegnere, molto stimata nel suo team. Lavora in Cisco dal 2007 come Solution Architect, un ruolo di post vendita che, nello specifico, si occupa di trasformare in progetti le richieste dei clienti, consigliando le migliori pratiche e le più opportune scelte tecniche/tecnologiche.

Nel 2015 diventa mamma di una bambina. Fin qui diciamo tutto nella norma.

Primi mesi di maternità obbligatoria, qualche giorno di ferie, un po’ di maternità facoltativa e si rientra al lavoro compiuti i 7 mesi di Silvia.

Per i bambini che non hanno compiuto un anno, la legge prevede due ore di permesso per l’allattamento: Marta lavora per 6 ore al giorno. Tuttavia il tempo perso per gli spostamenti, in una città come Roma, spesso portano la bimba a non resistere e a richiedere una nuova poppata prima che Marta sia rientrata a casa.

Lavorare per un’azienda flessibile e smart come Cisco ha aiutato Marta notevolmente.
Poter scegliere di lavorare da casa quando necessario, grazie agli strumenti aziendali a disposizione, ha contribuito a gestire e superare i momenti più delicati dello svezzamento e ha consentito a Marta di non dover fare scelte che in quache modo risultassero dolorose: come ad esempio abbandonare l’allattamento e/o rinunciare al rientro al lavoro.

Dopo circa due anni, nel 2017 Marta è di nuova incinta. La ricerca di un fratellino o sorellina era voluto, ma la sorpresa dopo la prima ecografia si è decisamente triplicata!! Sì perché Silvia non avrebbe avuto un fratellino bensì tre fratellini. Gemelli monozigoti.

Ovviamente una gravidanza plurigemellare, con una sola placenta, comportava dei rischi. Marta dopo tre mesi è costretta alla maternità anticipata.

Per mantenersi aggiornati a livello tecnologico gli ingegneri di Cisco, ogni due anni, rinnovano il proprio percorso di certificazione. E Marta, un po’ annoiata dal forzato riposo, “capitalizza” e studia con passione, superando brillantemente un esame corposo e complesso.

Giunge ottobre: la famiglia si allarga con l’arrivo di Giulio, Valerio e Marco.

Marta rientra al lavoro quando i tre gemelli compiono 5 mesi. In questo caso le ore di allattamento previste dalla legge sono maggiori. Marta lavora 4 ore al giorno.

Si ripresentano le problematiche degli spostamenti già sperimentati con il primo figlio, aggravate ora dai tanti imprevisti che 4 bambini comportano inevitabilmente.

Il segreto di Marta e della sua famiglia risiede in una perfetta organizzazione. La mattina ci si alza. Il papà porta la piccola al nido e poi si dirige al lavoro. Nel frattempo giunge la baby sitter che si occupa dei tre gemelli e così Marta va o in ufficio oppure lavora da casa nel suo “home office”.

Marta usufruisce della flessibilità offerta dall’azienda per cui lavora, ma la considera una strada a doppio senso. Quando le è possibile partecipa a call telefoniche su progetti, porta avanti le attività anche fuori dal suo orario di lavoro stabilito e, viceversa, quando ha bisogno di pemessi di emergenza o congedi “straordinari”, è circondata dal supporto e dalla comprensione del proprio team e manager.

Il successo di questa bella storia che, agli occhi di molti, può apparire quasi una favola risiede nella collaborazione e nella reciproca comprensione tra i diversi protagonisti.

É nei gesti quotidiani di Marta e di suo marito che, grazie a un programma ben strutturato, si dividono tra impegni familiari e lavorativi e hanno imparato che non serve perdersi d’animo perchè in un modo o nell’altro le cose si portano avanti.

É nei gesti di Matteo, manager di Marta, che consapevole delle sue grandi qualità le ha cucito addosso dei progetti perfetti per questo importante momento di vita che sta atttraverando.

É nei gesti dei colleghi e colleghe di Marta disposti a venirsi incontro perché consapevoli che sono gli obiettivi e i risultati che contano.

Tutti insomma nel gruppo di lavoro, ci confida Marta, sembrano capire che la carriera è importante, ma le famiglie e la vita di ciascuno in generale lo sono in egual misura.

Appare evidente in questo racconto e valida il discorso, in altre occasioni affrontato, sulle organizzazioni che adottano modelli di lavoro “smart” e di come poi abbiamo o meno successo.

Ben vengano le aziende lungimiranti, attente ai cambiamenti della società, che si aprono al lavoro agile dotandosi di tutte le necessarie tecnologie abilitanti a fornire opportunità nuove ai propri dipendenti.

Ma sono poi le persone, o meglio le persone che collaborano tenacemente tra loro, che trasformano qualcosa di straordinario in ordinario, portando pian piano a compimento il bilanciamento tra vita personale e lavorativa, aspirazione e necessità per tanti e beneficio ancora di pochi.

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