Gianpaolo Barozzi mescola scienza, empatia e amore per l’arte per reimmaginare il futuro del lavoro
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Traduzione dell’articolo:
“Gianpaolo Barozzi combines science, empathy, and a love of art to reimagine the future of work”
by Louisa Houghton
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È mezzogiorno a Milano e tocca a Gianpaolo Barozzi preparare il pranzo per la famiglia. Dopo un rapido saluto e le presentazioni, si precipita ad accendere il forno.
È un bravo cuoco? “Purtroppo no, mia moglie prepara tutti gli ingredienti, io mi limito a metterli in forno”, ammette mentre ritorna e si prepara alla nostra intervista.
In origine fisico, è entrato in Cisco Engineering grazie all’acquisizione di Pirelli, ma è stata una conversazione casuale con un responsabile delle risorse umane di Cisco a portare la carriera di Barozzi in una direzione inaspettata, quando gli è stata data la possibilità di assumere un ruolo nel Sales Enablement, prima di passare al settore Learning & Development e, infine, alle Risorse Umane (ora People & Communities), dove ha potuto dare libero sfogo alla sua passione e alla sua energia per il coaching e per lo sviluppo delle persone.
È stato un momento interessante per me”, sorride. “Iniziare con la fisica e finire in People & Communities. Mi piace dire che ci sono due cose che non avrei mai immaginato quando ero un fisico. La seconda è che avrei sposato un ingegnere! Ma alla fine ho fatto entrambe le cose.
E quindi, vedete, la vita è misteriosa”.
La duplice e univoca prospettiva di Barozzi, tecnica e organizzativa, gli consente di avere una visione nuova dell’evoluzione del mondo del lavoro. Non si considera un “futurist”, ma preferisce definire il proprio lavoro, analizzare l’ “estremo presente”, il futuro che si intravede anche se non è ancora iniziato veramente, come quando si guardano le prime luci dell’alba, un attimo prima che il sole sorga: il giorno è quasi iniziato, ma non è ancora arrivato. Insieme al suo team, Barozzi indaga i piccoli segnali che si trasformeranno in segnali più grandi e che alla fine avranno un impatto sul modo in cui le persone lavorano, sul modo in cui i leader ispirano e sul modo in cui viviamo.
La scienza è una componente essenziale per capire come si interagisce in questo nuovo modo di lavorare. Un biologo evoluzionista sta infatti supportando il team di Barozzi con intuizioni su come le reti biologiche possano rispondere ai cambiamenti esterni.
Cosa possiamo imparare su come le persone possono lavorare insieme in modo diverso?
O collaborare in modo diverso?
Mentre il fenomeno della “Great Resignation”, ovvero “Grandi Dimissioni”, continua a diffondersi in tutto il mondo, Barozzi ha una sua opinione in merito.
“Credo che si tratti piuttosto di un grande risveglio. Chi avrebbe potuto prevedere che il mondo intero – o un’intera economia – potesse chiudere i battenti durante la notte e lavorare da casa il giorno dopo? Le persone hanno capito che c’è un nuovo modo di fare quello che facevano prima. I vecchi metodi e le vecchie strutture di lavoro, sperimentati da Frederick Taylor nel XIX secolo per migliorare l’efficienza industriale, non sono più validi. La pandemia ha aperto gli occhi su questa verità. La vita lavorativa e quella privata possono fondersi. Possiamo scegliere come gestire le nostre giornate”.
Per quanto riguarda il rientro in ufficio, Barozzi ha le idee chiare. D’ora in poi le organizzazioni devono dare delle motivazioni molto chiare per far rientrare i loro team in ufficio, vale a dire le persone devono venire in ufficio con un chiaro intento per fare attività che non sia possibile svolgere da casa o che risultino meno coinvolgenti da casa.
“Dobbiamo chiederci: come possiamo aiutare i nostri dipendenti a dare il meglio di sé ogni giorno sia che lavorino, sia che non lavorino? E consentire loro di trovare questa armonia. Le aziende che avranno successo saranno quelle che sosterranno questo equilibrio”.
Recentemente, Barozzi ha condotto un programma pilota, “Venywhere“, in collaborazione con la Fondazione di Venezia e l’Università Ca’ Foscari. La premessa di Venywhere è la creazione di un “laboratorio vivente“, dove ogni aspetto del lavoro ibrido viene scandagliato al microscopio. Il suo team sta analizzando come sono cambiate le aspettative delle persone nei confronti del lavoro e come le persone, i team e le organizzazioni possono lavorare meglio insieme, attrarre nuovi talenti e connettersi con le comunità in cui vivono.
Barozzi spiega: “Stiamo esplorando come Cisco possa entrare ancora di più in questo mondo ibrido e come creare, o proporre, spazi di lavoro più distribuiti”.
Venywhere riunisce l’etica del lavoro ibrido e l’innovazione tecnologica di Cisco in una simbiosi tra infrastruttura ed esperienza. Per Barozzi, è la combinazione di tecnologia, soluzioni e servizi che renderà il futuro del lavoro ibrido una realtà.
Mentre le aziende di tutto il mondo sono alle prese con la reimmaginazione del posto di lavoro, Barozzi vede un ruolo unico per le imprese come agenti di cambiamento, ridefinendo il contratto sociale. E, all’interno di questo, assicurarsi che non si ritorni alle vecchie strutture costruite sul modello della fabbrica tanti decenni fa. “Dobbiamo essere pionieri di un futuro che non conosciamo ancora esattamente, sta a noi disegnarlo in modo che ci renda migliori e oggi abbiamo la tecnologia per farlo”.
L’amore di Barozzi per la scienza lo illumina, e cita il fisico Enrico Fermi come una delle sue prime ispirazioni e un esempio di persona che ha saputo integrare la meglio teoria e pratica. La sua seconda fonte di ispirazione è l’arte e il design. L’abilità di un artista nel tradurre la realtà in forme diverse lo entusiasma.
Quando non lavora, Barozzi trascorre il tempo con la moglie, le figlie adolescenti e gli amici. Viaggia spesso, in passato ha esplorato il Giappone e ha percorso la Transiberiana. Appassionato di lettura (le sue stanze sono piene di libri), ama approfondire nuovi argomenti che possano dare un contributo al suo lavoro.
Un’ultima domanda, prima che il tempo finisca: “qual è il suo gelato preferito e dove si siederebbe per gustarlo”? Senza esitazione risponde: “A Milano c’è una gelateria che ha un gusto che adoro: cioccolato fondente e scorza d’arancia, lo prenderei unito al gusto crema (se devi farlo, devi farlo bene) e mi siederei sul gradino di un ponte sui Navigli sotto il sole, a guardare la gente passare”.
È ora che Barozzi tolga le lasagne dal forno, prima di tornare alle sue tante idee, innovazioni ed esperimenti, che cambieranno l’esperienza dei dipendenti e il futuro del lavoro come lo conosciamo.